Piano Cave Provinciale ghiaia e sabbia. Impariamo dal passato

 

Sappiamo tutti le battaglie che anche da Rovato abbiamo condotto a partire dal 2004 per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dell'estrazione eccessiva di inerti nella nostra Provincia.

Quando Regione Lombardia (con Nicoli Cristiani assessore regionale alla "Qualità dell'ambiente") approvò un Piano Cave ghiaia e sabbia decennale di 70 milioni di metri cubi noi gridammo allo scandalo. Eravamo consapevoli che, anche in periodi in cui il settore dell'edilizia era ai massimi livelli di operatività, l'esigenza provinciale  di inerti non superava i 40 milioni di metri cubi.

 

Come Dipartimento Ambiente del PD bresciano abbiamo sintetizzato i dati in una 

Analisi volumetrica Piano Provinciale Cave (Ghiaia e Sabbia) 2005-2015:

 

VOLUME PREVISTO DAL PPC VIGENTE (mc)

70.280.000,00

VOLUMI AUTORIZZATI (mc)

46.630.723,45

TOTALE VOLUME ESTRATTO IN VIGENZA DI PPC (ART 43 NTA) (mc)

8.171.627,82

VOLUME ESTRATTO AL 31.12.2010 (DATI DA COMUNI) (mc)

10.506.941,87

VOLUME ESTRATTO nell'anno 2011 (mc)

3.055.178,73

VOLUME ESTRATTO nell'anno 2012 (mc)

2.158.755,08

VOLUME ESTRATTO nell'anno 2013 (mc)

2.224.341,90

VOLUME ESTRATTO nell'anno 2014 (mc)

4.114.084,54

   
   

VOLUME TOTALE ESTRATTO (mc) al 31/12/2014

30.230.929,94

   

MEDIA ANNUALE Volumi Estratti 2011-2014 (mc)

2.888.090,06

Proiezione sul triennio 2015-2017 (mc)

8.664.270,19

Proiezione sul decennio 2018-2027 (mc)

28.880.900,63

   

Proiezione volumetria su periodo 2015-2027 (mc)

37.545.170,81

Volumetria approvata ma NON Estratta al 31/12/2014 (mc)

40.049.070,06

   
   

Volumi di riserva stimati ma non autorizzati dal PPC vigente (mc)

63.200.000,00

  

 I dati ci hanno dato completamente ragione! Al 31/12/2014 (dati ufficiali del settore ambiente provinciale) dei 70 milioni di metri cubi approvati nel 2005, nell'intera provincia ne sono stati escavati solo 30 milioni di mc (e la crisi dell'edilizia è arrivata solo nel 2008). 30 milioni di mc in 10 anni vuol dire meno di 3 milioni di metri cubi all'anno di media. Negli anni 2011-2012-2013-2014 la media annuale si è abbassata a 2,8 milioni di mc per arrivare a poco più di 1 milione di mc/anno nel 2015-2016. Ci troviamo ora nel triennio di proroga del Piano cave uscente in attesa di un nuovo piano cave provinciale 2018-2027. 

Martedì 27/09/2016 il consiglio provinciale di Brescia ha approvato le linee di indirizzo del nuovo piano, un documento con cui la Provincia mette nero su bianco i principi ai quali intende attenersi per l'elaborazione del nuovo strumento urbanistico.

Sono linee di buon senso riassumibili in pochi ma significativi punti:

1) NO a nuovi ambiti estrattivi

2) Utilizzo dei volumi residui del piano uscente a oggi non escavati

 

Ricordo che il piano uscente prevede anche 63 milioni di mc cosiddetti di "riserva", citati nelle linee di indirizzo.

Per l'analisi dei dati sopra esposta in maniera più che sintetica un avanzo di 40 milioni di metri cubi dal volume autorizzato del 2005 rende chiaro anche ai non addetti ai lavori che sarebbe oggettivamente assurdo attingere anche a un solo metro cubo di queste riserve.

 

Soprattutto se l'associazione di categoria dei cavatori riuscisse, come è stato per evitare le cave di prestito della TAV, a convincere i suoi associati a dialogare per stringere rapporti commerciali tra loro.

Mi spiego meglio: nei 40 milioni di metri cubi residui dal piano uscente non cavati alcune ditte hanno quasi tutta la volumetria intatta, altre sono vicine all'esaurimento su alcuni ambiti. E' impensabile che le prime si accordino con le seconde non dovendo approvare per loro nessun volume in più? Non solo è possibile ma doveroso! 

Quando RFI (Ferrovie dello Stato) ipotizzò di aprire 7 cave di prestito nuove per un volume di circa 10 milioni di mc (cioè fuori piano cave) per il passaggio della TAV nel bresciano senza acquistare ghiaia dai privati questi ultimi si sono fatti sentire evidenziando il danno ambientale che questi bacini nuovi avrebbero arrecato al territorio, a fronte delle loro cave sottoutilizzate. 

Perchè non è possibile che questa sinergia la facciano anche ora sul volume residuo del piano scaduto?

 

Non solo: alcune ditte sono fallite e i loro bacini estrattivi con relativa volumetria autorizzata sono all'asta. Perchè i privati prima di chiedere alla Provincia milionate di metri cubi nuovi non partecipano a queste aste in cui a prezzi stracciati potrebbero acquisire volumi già approvati dal piano uscente, con relative certezze sui tempi delle autorizzazioni?

 

A latere rimane anche il tema fiscale, esterno al piano cave ma ad esso legato a doppio filo. Fino a quando potremo tollerare che questo settore svolga attività industriale a tutti gli effetti continuando a pagare IMU agricola su aree con valori catastali immensamente superiori ad aree residenziali? A maggior ragione ora che per le imprese agricole il Governo ha messo in atto agevolazioni IMU sui terreni agricoli. Estrarre ghiaia equivale forse a coltivare granoturco?

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