Convento dell'Annunciata: un futuro è ancora possibile?

Dalla stampa apprendo con rammarico del ricovero presso l'infermeria provinciale dei Servi di Maria nel vicentino di padre Sebastiano Borriero, l'ultimo frate rimasto presso il Convento dell'Annunciata sul Montorfano. Il complesso monastico, che da oltre 500 anni domina il Montorfano, si trova oggi senza una guida spirituale in attesa di sapere cosa deciderà l'Ordine dei Servi di Maria per il prossimo futuro.

La presenza dei Frati presso il Convento si protraeva ininterrottamente dal 1963, anno in cui la comunità religiosa si ricostituì. Qui alcune informazioni sulla storia del Convento.

Nei decenni la presenza dei Servi di Maria a Rovato si è consolidata come un punto di riferimento molto importante non solo per la comunità rovatese ma per l'intera zona. Oltre all'aspetto liturgico sono state migliaia le iniziative di ampio respiro culturale che hanno reso proverbiale l'accoglienza dei Frati. Non a caso il Tavolo della Pace Franciacorta stabilì qui la propria sede. 

L'intero complesso conventuale, di proprietà dell'Ordine, sconta problematiche economiche dovute ai costi di mantenimento e di manutenzione ordinaria. Tutto ciò pone un grosso punto interrogativo sul futuro del Convento e sulle caratteristiche della presenza stessa dei Servi di Maria negli anni a venire.

Mi chiedo: è stato fatto tutto il possibile per consentire che nel complesso dell'Annunciata potesse continuare la presenza preziosa dei frati garantendo una loro continuità nelle iniziative con cui li abbiamo apprezzati nel corso del tempo? 

Le problematiche economiche di mantenimento del complesso non sono nate oggi ma sono note da tempo.

A puro titolo informativo ricordo che nel periodo del mio impegno da vicesindaco della comunità rovatese (2010-2012) vennero avviate delle interlocuzioni in prospettiva interessanti: attraverso Fondazione Cogeme si ipotizzò un'interlocuzione con l'ambito universitario per l'inserimento del Convento in circuiti didattici e culturali quantomeno di livello regionale.

Il rapporto con il mondo accademico avrebbe potuto forse garantire anche l'attivazione di qualche corso universitario in grado di dare risposte formative per figure richieste dal territorio (già allora si discuteva della necessità di un corso di laurea in agraria).

Questa o altre iniziative simili avrebbero certamente dovuto confrontarsi con il reale interesse del mondo accademico, con i costi di adeguamento degli ambienti per il rispetto delle normative, le problematiche di natura logistica (siamo su un monte ma in un paese con due autostrade e una stazione ferroviaria quindi facilmente raggiungibile). D'altro canto avrebbero consentito, almeno in parte, il reperimento delle risorse necessarie per il mantenimento delle strutture garantendo la coesistenza con le iniziative da sempre fatte in orari serali, quindi fuori da orari "didattici".

 

Con il cambio di amministrazione rovatese nel 2012 e la conseguente rivoluzione seguita in Fondazione Cogeme personalmente ho perso le tracce di un eventuale seguito di queste proposte.

Non ho evidentemente soluzioni in tasca ma desidero lasciare al pubblico dibattito questa riflessione. Che la proprietà dell'intero complesso sia di un Ordine ecclesiastico non esime la comunità civile (oltre a quella religiosa) che ha goduto negli anni delle attività lì realizzate dall'interrogarsi sul futuro del Convento, magari avanzando qualche proposta. Inutile sarebbe lamentarsi tra qualche mese, apprendendo magari della notizia di una vendita/affitto parziale o totale della struttura a terzi.

 

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