Il ritiro, dalla tempistica quantomeno sospetta, di Maroni dalla corsa alla Presidenza di Regione Lombardia impone a tutto il centrosinistra lombardo una riflessione.
La mia è questa.
Nelle amministrazioni comunali, in quelle provinciali e all'opposizione in Regione Lombardia sono tantissime le esperienze di collaborazione e condivisione nel merito di battaglie politiche condotte dai rappresentanti del PD e da chi si colloca alla sua sinistra. Il ragionamento vale anche per molti di coloro che hanno deciso, legittimamente e con motivazioni politiche, di uscire dal Partito Democratico.
Ricordo ad esempio le battaglie ambientali: nel corso di questi anni ci siamo trovati d'accordo spesso e volentieri sull'urgenza di cambiare registro in Regione Lombardia dopo i gravami insopportabili che il nostro territorio da troppo tempo sta patendo.
Non solo: la necessità di intervenire sul trasporto pubblico (che fine hanno fatto i nuovi treni regionali?), di riformare la sanità regionale, di programmare un sistema di welfare che tenda davvero la mano a chi è rimasto più indietro e così via.
Sono molte di più le cose che uniscono i diversi attori di un campo largo di centrosinistra rispetto ai distinguo che ci dividono. E questo vale anche per il mondo civico che sostenne la candidatura di Ambrosoli 5 anni fa e che in consiglio regionale ha proficuamente lavorato.
Personalmente ritengo che Giorgio Gori abbia l'autorevolezza, la serietà e la preparazione per poter vincere la sfida regionale con un programma chiaro. I punti richiamati sopra sono solo alcuni spunti su cui trovare convergenze.
E allora riflettiamo. Riflettiamo bene sui passi da compiere in queste settimane. La mancata ricandidatura di Maroni da un lato certifica il fallimento dell'azione amministrativa sua, della Lega Nord e di Forza Italia. Dall'altro apre una possibilità di cambiare davvero qualcosa in questa Regione.
Questa possibilità non va sprecata: i Lombardi ci guardano. Che ciascuno accetti di "limare" i propri spigoli per un obiettivo comune più grande: cambiare la Lombardia.
E per farlo le elezioni regionali vanno vinte.
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