Ciao Azeglio!

Se n'è andato un grande uomo, di sport ma non solo. Azeglio Vicini, molto più di un bresciano di adozione.

Ho sempre nutrito per lui una naturale simpatia dettata anche da quell'inconfondibile accento romagnolo a cui non si può non voler bene. Azeglio Vicini è stato per me l'allenatore dei mondiali di casa vissuti da ragazzino (avevo 13 anni nel '90). L'allenatore di una delle nazionali che meglio hanno giocato, infarcita di campioni molti dei quali fatti esordire da lui dopo averli formati nell'Under 21.

Riporto qui una sua foto con un giovanissimo Roberto Baggio che in quel mondiale fece uno dei più bei gol della storia del calcio (Italia-Repubblica Ceca).

Ho un lontano ricordo di un casuale incontro ad un distributore di benzina anni e anni fa, a Brescia città, dove aveva deciso di abitare fin dagli anni sessanta.

Un signore, un grandissimo professionista, un cultore della filosofia del lavoro.

Un esempio non solo per il disastrato calcio italiano di oggi ma, senza retorica, per l'intera società italiana.

Ascoltatevi alcune interviste ai giocatori che ha allenato nella sua carriera: non ne troverete una che non sia carica di riconoscenza e affetto.

Ho letto che verrà tumulato a Cesenatico. In quel camposanto riposeranno d'ora in poi le spoglie mortali di due grandi amici di Brescia e degli sportivi bresciani: Marco Pantani e Azeglio Vicini. 

E credo che il miglior saluto per Azeglio Vicini sia anche quello più semplice. Un grande "Ciao", il nome della mascotte di Italia '90.

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