Anticipo il mio intervento che comparirà sul prossimo numero dell'organo di informazione comunale "Il Leone".
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Sono trascorsi 40 anni dal 11 Luglio 1979, giorno dell'omicidio per mano mafiosa di Giorgio Ambrosoli. Lo voglio ricordare dalle pagine del notiziario comunale perché in tempi bui come i nostri abbiamo più che mai bisogno di esempi a cui ispirarci. Ambrosoli pagò con la vita il non aver voluto girare la testa dall'altra parte. Nei 5 anni di incarico come commissario liquidatore della Banca Privata Italiana ricevette dapprima lusinghe e tentativi di corruzione; poi minacce sempre più esplicite. Ma non cedette. E dopo 40 anni la serenità del suo coraggio è un fulgido esempio per chi voglia stare nelle istituzioni con dignità. In una lettera indirizzata alla moglie e da essa ritrovata solo mesi dopo l'omicidio scriveva: "È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese." Ricordiamoci, allora, di Giorgio Ambrosoli e del suo sacrificio. Rammentiamo che anche noi, ogni giorno, siamo chiamati a non girare la testa dall'altra parte. E pretendiamolo anche da chi mettiamo nelle istituzioni con il nostro voto.
Angelo Bergomi
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