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Libertà è responsabilità: come la penso io sul "Green pass"

"La maggior parte delle persone non vuole veramente la libertà, perché la libertà comporta responsabilità, e molte persone hanno paura della responsabilità."

Così scriveva Freud dando la propria risposta all'eterno interrogativo su dove arrivi la libertà del singolo e dove parta quella dell'altro.

Credo sia una riflessione che calza a pennello in riferimento al dibattito pubblico che sta investendo il nostro Paese sulla legittimità o meno di imporre il "Green Pass" anche per l'ingresso al posto di lavoro.

 

Non sono nè un medico nè un costituzionalista. Pertanto mi sono formato un'opinione sentendo più pareri di chi si occupa di questi aspetti a livello professionale e lo fa con una autorevolezza riconosciuta dalle rispettive comunità scientifica e giuridica.

Senza alcuna pretesa di convincere nessuno, dopo questi approfondimenti, dico la mia.

Sull'aspetto medico: l'esibizione di un Green Pass che certifichi la conclusione del ciclo vaccinale non assicura la completa certezza di salubrità ma garantisce una minore probabilità di essere veicoli di contagio per gli altri. Inoltre, tutti gli studi fino ad ora condotti assicurano che la probabilità di ammalarsi e di finire in terapia intensiva da vaccinati è notevolmente inferiore rispetto al non essere vaccinati.

Sull'aspetto giuridico: basterebbe ricordare l'articolo 16 della Costituzione ("Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.") per mettersi il cuore in pace sulla liceità di provvedimenti volti alla salvaguardia della salute pubblica.

Se non bastasse voglio ricordare che la Costituzione garantisce anche altri due diritti: quello alla salute (art. 32 "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti....") e quello all'istruzione (art. 34La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita").

Ebbene, senza uno strumento che consenta allo Stato di tenere sotto controllo la circolazione di un virus pericoloso come il COVID-19 la possibilità di tornare ad avere ospedali pieni che interrompano le proprie attività di cura ordinarie ai malati e le visite periodiche anche preventive lederebbe il diritto costituzionale alla salute.

Ancora. L'assenza di un valido strumento di contrasto alla diffusione del virus che a oggi è solo e soltanto il vaccino e senza la possibilità di certificare l'avvenuta somministrazione avvicinerebbe nuovamente il mondo della scuola alla situazione della DAD (didattica a distanza) di cui tutti abbiamo conosciuto i limiti. E, quindi, verrebbe senza ombra di dubbio leso il diritto all'istruzione.

 

Ebbene, alla luce di queste considerazioni ritengo che l'estensione dello strumento del Green Pass ai luoghi di lavoro sia un corretto compromesso tra l'esigenza di garantire i diritti costituzionali alla salute e all'istruzione e quello alla libertà.

E lo dico ritenendo davvero che Freud avesse ragione: non c'è libertà senza responsabilità.

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